Stephen King, 22/11/63, Sperling & Kupler, 2011.
Recensione di Simone Barcelli
Stephen King, il maestro dell’horror, per una volta si discosta dal genere e ci regala “22/11/63”, pubblicato sul finire del 2011 in contemporanea mondiale (in Italia è uscito per i tipi di Sperling & Kupler).
Il titolo corrisponde al giorno in cui venne assassinato il presidente John Fitzgerald Kennedy in quel di Dallas.
Romanzare l’avvenimento che più di altri ha scosso l’opinione pubblica americana è la scommessa dell’autore, convinto che quasi cinquant’anni possano essere sufficienti per rimuovere, finalmente, il dolore di intere generazioni.
Pur non condividendo questo parere (la ferita è e rimarrà purtroppo aperta fino a quando non si farà piena luce sull’accadimento, nonostante l’autore ci voglia convincere che non ci fu nessun complotto), King rimane una penna fuori dal comune, in grado di trascinare il lettore anche in questa storia che, pur mancando dell’ingrediente che lo ha reso famoso, è avvincente in ogni pagina.
D’altronde, c’è tutto per rendere speciale questo romanzo: un protagonista che potrebbe essere chiunque di noi, la possibilità di viaggiare nel tempo, le struggenti descrizioni di un’epoca (i mitici anni Cinquanta del secolo scorso) che seppur non vissuta è senz’altro nei meandri della nostra memoria (grazie alla serie televisiva Happy Days e alla trilogia di Ritorno al futuro), la consapevolezza di poter modificare gli avvenimenti del passato.
Se non bastasse, oltre a qualche cruenta spennellata del King che conosciamo, tra un colpo di scena e l’altro c’è anche la giusta dose di romanticismo.
Insomma, ce n’è per tutti i gusti e non dubitiamo che questo volume (quasi ottocento pagine, ma si leggono d’un fiato) avrà il successo che merita, e non solo perché l’ha scritto King.
Leggerete quindi di questo insegnante che si trova catapultato in quegli anni felici, e la cosa comincerà anche a piacergli, nonostante si sia messo in testa di salvare la vita al presidente. Interagirà con belle persone, creandosi fatalmente una vita parallela (per la realtà da cui proviene non dovrebbe essere nemmeno nato) in cui regnerà sempre il dubbio che anche piccoli cambiamenti (un battito d’ali di una farfalla…) potrebbero sconvolgere non solo la sua esistenza ma quella del mondo intero.
In questo equilibrio precario, dopo aver commesso errori devastanti, Jake Epping dovrà infine convincersi che il Passato non vuole vedersi diverso, tanto da essere in grado di ostacolare pesantemente chi cerca di cambiarlo.
È proprio questo il motivo dominante che attraversa le pagine del romanzo, con buona pace dei protagonisti (pur magistralmente descritti da King).
Con la fantascienza che s’insinua beffarda tra storia, politica e costume, in un intricato mosaico che strizza continuamente l’occhio al lettore e fatica di per sé a camuffare l’abile operazione commerciale che sta a monte – una scommessa vincente di King per raggiungere una platea sempre più vasta -, nasce un buon romanzo che merita di essere letto con attenzione e fino in fondo perché il finale non sarà quello che vi sareste aspettati.