Jeremy Narby, Il serpente cosmico. Il DNA e le origini della conoscenza, Venexia, 2006.
Recensione di Simone Barcelli
Jeremy Narby è l’antropologo che sul finire degli anni Novanta del secolo scorso condensò in un libro, “The Cosmic Serpent: DNA and the Origins of Knowledg”, la sua esperienza tra genti amazzoniche.
Il testo, proposto in Italia da Venexia Edizioni nel 2006, è diventato un classico per chi si occupa di ricercare le origini del sapere umano, soprattutto investigando strade diverse.
La lunga permanenza di Narby tra gli Ashaninca, gli ha permesso di raccontare due storie importanti.
La prima, il serio pericolo di scomparire che corre questa gente, a contatto con quella che chiamiamo stoltamente ‘civiltà’; da qui l’impegno profuso negli anni dall’autore per salvaguardare le sorti di queste tribù.
In seconda battuta, Narby sviluppa un’affascinante teoria che spiega la nascita dell’intelligenza e della coscienza, partendo dalle inspiegabili conoscenze in possesso degli uomini medicina di questa e altre tribù, i quali sostengono di ricevere queste informazioni durante gli stati alterati della mente, spesso raggiunti con l’uso di piante psicotrope.
Il racconto di Narby è avvincente, giungendo a proporre un collegamento sensato tra queste conoscenze e il nostro DNA, fonte primaria di un sapere ancestrale che credevamo perduto per sempre.