Graziano Versace, Raimondo Mirabile, futurista, Edizioni XII, 2010.
Recensione di Simone Barcelli
Agli inizi del Novecento Milano è una città animata da un grande fervore culturale, terreno fertile per l’irrompere del Futurismo di Marinetti che fa proseliti non solo fra gli intellettuali.
Graziano Versace è particolarmente abile nel calarvi i personaggi del suo romanzo, tra tutti quel Raimondo Mirabile, assetato di conoscenza e tormentato nell’anima, dedito allo studio dei misteri della vita immerso com’è nella lettura di testi esoterici a lui espressamente destinati dal padre.
Il fido maggiordomo Gregorio Valli – voce narrante, colui che ci terrà coi piedi per terra tanto che il lettore non tarderà ad accorgersi com’è facile immedesimarsi -, si ritrova suo malgrado travolto dalle responsabilità che il destino ha in serbo per il padrone, alle prese con un’invasione aliena che pare incontrovertibile.
Tra medium, ciarlatani e sedute spiritiche, avventati giornalisti e teatri affollati, un’eterogenea manciata di temerari avrà il compito di ostacolare come può l’ascesa della setta degli Eletti e dovrà farlo sul terreno della coscienza e della volontà, in regolar tenzone con i poteri della mente.
Colpi di scena a non finire per un racconto di fantascienza ben fatto che fila liscio e avvince fin dalle prime pagine, col rischio di trovarsi d’un fiato all’epilogo e non accorgersene.
La ricostruzione puntuale degli ambienti e degli accadimenti dell’epoca è un altro merito da riconoscere all’autore per l’impegno, ancor prima della stesura del romanzo, nella difficoltà di reperire una documentazione che sappiamo essere frammentaria.
Versace è abile nel macchiare qua e là le pagine di un po’ di humor inglese, brevi pause a effetto, quasi a stemperare quella tensione che accompagna come un’ombra i protagonisti fino all’incerto duello finale, tra tombe e macchinari futuristici.
Muchas gracias. ?Como puedo iniciar sesion?
Puedes suscribirte a los boletines