Il messaggio proibito di Michelangelo, BUR, 2010.
Recensione di Simonetta Santandrea
Fu un chirurgo ebreo dell’Indiana, Frank Mershberger, a notare per primo che la celebre raffigurazione di Dio nel pannello della Creazione della Cappella Sistina aveva la forma della sezione destra di un cervello umano.
E negli anni trascorsi da questa rivelazione, gli studi sull’affresco hanno portato a scoperte ancora più inquietanti.
Perché la celebre ad esempio l’albero del Bene e del Male è un fico, e non un melo? Perché il serpente tentatore ha cosce e braccia, come descritto nei testi ebraici?
Stimolati da queste e altre “coincidenze”, uno storico dell’arte e un esperto di Talmud uniscono le loro forze per dimostrare, in un’analisi serrata, che le stupefacenti immagini dell’affresco collocato nel cuore della cristianità non sono affatto la summa del pensiero cristiano.
Celano invece un messaggio rivoluzionario, e per quei tempi eretico, rimasto incompreso per secoli, influenzato dagli studi cabalistici di Michelangelo.
Con un codice che fa largo uso della simbologia ebraica e neoplatonica, il grande artista volle infatti esprimere un violento attacco alla corruzione della Chiesa, una nuova concezione della sessualità e un’idea oggi attualissima quale la fratellanza universale tra le religioni.
Era il 1508 quando Michelangelo, poco più che trentenne, si mise all’opera su quello che sarebbe diventato il suo capolavoro, il ciclo di affreschi che il papa Giulio II gli commissionò per la cappella Sistina.
Cinquecento anni dopo, Doliner e Blech portano alla luce un nuovo messaggio di questo genio ribelle in lotta perenne contro un potere ipocrita e autoritario.
Il risultato è un’opera appassionante che ripercorre la scoperta come nella trama di un giallo, indizio dopo indizio; ma anche un’indagine storica condotta con rigore e passioni.
Che insegna a vedere con occhi del tutto nuovi alcune tra le immagini più note della storia dell’uomo.