Simone Barcelli, Il retaggio perduto dei vichinghi, Cerchio della Luna, 2019.
Recensione di Viola Talentoni
E’ sempre con un grande piacere che apriamo un nuovo libro di Simone Barcelli: l’autore ci accompagna in un viaggio nel passato remoto della civiltà, un viaggio sempre pieno di fascino e di sorprese. Stavolta, invece di esplorare la vita degli umani progenitori dell’America latina o dell’Africa, lo scrittore ci guida nei freddi paesi del nord Europa, la terra dei Vichinghi.
Li abbiamo sempre immaginati alti e prestanti, battaglieri e potenti nelle loro armature con elmo a due corni. Ebbene, sotto molti aspetti la nostra immaginazione non viene delusa, i vichinghi erano probabilmente alti e forti, ma il loro elmo non era affatto provvisto di corna. Comunque questo popolo guerriero non invadeva per combattere e uccidere, bensì per avere nuove terre da coltivare e per dedicarsi al commercio con maggiori possibilità.
Partivano dalla Norvegia, dalla Svezia e dalla Danimarca, con le loro bellissime navi lunghe e slanciate, guarnite da una straordinaria prua svettante verso l’alto, a volte adorne di eleganti riccioli. Le navi usurate dai lunghi viaggi venivano poi trasformate in bare per i personaggi più illustri, e infatti molti scheletri sono stati trovati proprio dentro le navi portate alla luce durante gli scavi. Il fatto che spesso sono stati trovati nelle navi anche scheletri di donne, rende probabile che ci fossero donne guerriere al pari degli uomini, ma si teorizza anche che, nei lunghi viaggi esplorativi, gli uomini si portassero dietro la famiglia.
Una notizia interessante è che non fu Cristoforo Colombo il primo europeo a mettere piede nel nuovo continente, ma le ricerche hanno dimostrato che i vichinghi arrivarono fin sulle coste settentrionali dell’America, in Labrador e Terranova, alcuni secoli prima del famosissimo comandante italiano.
Il libro è ricco di informazioni su questo popolo leggendario: ci racconta, per esempio, che i vichinghi non si ammalavano di scorbuto, malattia endemica sulle navi per la mancanza di cibi freschi, ma erano previdenti e caricavano numerose casse piene di mirtilli e di miele.
Come per tutti i libri di Simone Barcelli, terminata la lettura si rimane sempre col desiderio di saperne di più, di conoscere meglio la vita e le gesta dei nostri misteriosi predecessori.