Tiziana Pompili Casanova, Pelasgi stirpe divina, Drakon Edizioni, 2017
Recensione di Simone Barcelli
Tiziana Pompili Casanova, in questo primo tomo di un’opera in due parti, compie un affascinante viaggio in cerca delle origini dell’uomo, più propriamente della ‘stirpe divina’ dei Pelasgi.
L’autrice affronta l’argomento cercando di sviscerare tutto ciò che è possibile, con una metodologia differente rispetto ad altri che hanno intrapreso il suo stesso percorso.
L’arma in più che rende preziosa questa indagine è senz’altro la profonda analisi etimologica, che permea molte pagine del volume.
Gli innumerevoli spunti derivanti dalla comprensione dell’originario significato delle parole, permette all’autrice di addentrarsi sempre più nella mente dei nostri antenati, per carpirne quelle informazioni necessarie e cercare di dipanare la matassa del complesso comparto mitologico giunto fino a noi.
Oltre a questo, Pompili Casanova, nel suo appassionante percorso di ricerca, si avvale di altre branche del sapere, come la medicina, la genetica e la fisica quantistica, per cercare di “cogliere il senso di percezione della realtà che l’uomo antico doveva avere, in modo di poter scrutare anche in quei passaggi della storia che rimangono più sfuggenti”, avvalendosi di un approccio sia razionale sia intuitivo.
Ho già trattato nei miei libri, in maniera largamente divulgativa, molte delle tematiche di questo volume e quindi mi trovo d’accordo con l’autrice su molte – ma non tutte – questioni da lei approfondite, per esempio la valenza dei miti, il legame dell’uomo con l’universo (partendo dal presupposto della simile strutturazione cellulare), il culto primigenio della Luna e della Dea Madre, il potere del suono che modula l’energia e altro ancora.
Altresì, sono grato all’autrice per aver appreso qualcosa in più di argomenti che finora non avevo sviscerato a fondo, come, appunto, il significato di molte parole e gli archetipi come modelli universali.
Pompili Casanova è ben conscia delle difficoltà di ricercare, nell’archeologia e in altre simili discipline, i collegamenti necessari per dar forza alle prove della linguistica comparativa che va sviscerando. Per questo la invito a perseverare nella sua ricerca, avvalendosi anche e soprattutto di una pubblicistica più pregnante, scevra da sensazionalismi, insomma più consona al mondo accademico.
Il libro di Tiziana Pompili Casanova, pur nella sua complessità, merita di essere letto soprattutto per la profondità della ricerca e per il singolare percorso intrapreso dall’autrice, due presupposti che le permettono di giungere fin d’ora – in attesa dell’uscita del secondo tomo – a conclusioni che ritengo già stupefacenti.
È un modello da seguire e una manna dal cielo per tutti gli altri ricercatori che vorranno cimentarsi in analoghi studi con risultati apprezzabili.